mercoledì 8 giugno 2005

Croce Taravella "le costruzioni della terra"

La mostra dell’artista Croce Taravella, evento collaterale alla 51. Biennale Internazionale d'Arte di Venezia visualizza un contrasto sinergico di diverse forze appartenenti ad una visione onirica e apocalittica della realtà metropolitana e desertificata dei luoghi della terra.
Il colore, i segni, le striature, i solchi, il magma, la materia, stesi complessivamente, si identificano sulla superficie della tela nella propria appartenenza e territorialità, si concatenano nel loro stridere conflittuale dando forma ad un linguaggio totale, diversificato.
Si tratta così di una trasposizione e traslazione vulcanica di una realtà piena, concitata, caotica, frenetica, e di una immobile, vuota, presente nella sua grandezza e nel tessuto astratto e convulso dell’opera che città e natura delineano. Le due realtà, apparentemente così diverse si comparano e sembrano nutrite della stessa forza.
PROGETTO CROCE TARAVELLA MDC
Le città, il loro destino, la loro carica simbolica, sono oggi al centro di un dibattito che coinvolge l'architettura, l'urbanistica, il cinema, la letteratura, la politica. Abbiamo imparato che le città salgono - com'era nell'utopia dei primo Novecento di Umberto Boccioni - ma possono anche cadere -- come si è visto a New York nel primo Duemila. Non c'è mezzo migliore della pittura, nella sua capacità di essere contemporanea, per afferrare e rendere stabile nella nostra mente uno scenario che altrimenti è rappresentato Unicamente dalla videoproduzione di massa di immagini anonime, transitorie, incapaci di durata, di racconto.
Sono già alcuni anni che Croce Taravella interpreta grandiosamente il tema della Città Dipinta, radicalizzando il fascino che questo soggetto ha da sempre esercitato sull’immaginazione dei pittori. Il suo è un progetto colossale, implicitamente infinito, geograficamente avventuroso: una specie di spettacolare ricognizione planetaria sullo spirito e sulla carne viva dei luoghi.

Dunque, prima di tutto, le capitali, le grandi Metropoli sono da lui individuate e mostrate, anche alla nostra capacità di riconoscerne l'essenza come la pelle variopinta del mondo. E soltanto il gesto libero, e a modo suo violento della pittura, sembra per Taravella in grado di intercettarne l'energia, quell'inesauribile flusso di azioni, movimenti, pensieri, paure, desideri che attraversano la nostra civiltà.
Taravella esplora le aree vuote del mondo, i Deserti, immaginati come immense zone di decompressione, di purificazione, dove il nulla si svela come una pienezza e l'occhio e la mente ristabiliscono il contatto con ciò che è nell’essenza dell’uomo.
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